Il vero supporto personalizzato per il cliente: il caso eclatante di ZACMI in Germania

Il vero supporto personalizzato per il cliente: il caso eclatante di ZACMI in Germania

Cosa accadrebbe se un’azienda dovesse sperimentare un nuovo prodotto con un dispositivo ZACMI non ideato per quello specifico scopo? Vi siete mai posti questa domanda? 
I nostri macchinari per il riempimento sono progettati per soddisfare un ventaglio enorme di possibilità all’interno del comparto F&B, consentendo di lavorare su prodotti liquidi, solidi, semisolidi, con pezzi di dimensioni e densità differenti e via discorrendo. 
Nonostante questo, ovviamente, non siamo in grado di prevedere tutte le possibili varianti che l’industria alimentare creerà nel tempo. 
Oggi vediamo come ci siamo comportati di fronte alla richiesta di un’azienda tedesca di sperimentare una nuova ricetta, utilizzando una nostra riempitrice.

Nella puntata n.9 del Worldwide Tour ci rechiamo nel nord europa, a supporto di una delle più importanti multinazionali in ambito bio e vegan, che possiede da tempo alcuni nostri macchinari per il riempimento e l’aggraffatura. L’azienda si occupa soprattutto di zuppe, ma non sarà questo il centro dell’articolo di oggi. Di questa pietanza – e della sua curiosa storia – ne abbiamo parlato qui.

Cogliamo così l’occasione di mostrarvi come il nostro concetto di affiancamento e supporto sia davvero a 360 gradi e come sia possibile risolvere praticamente ogni criticità, con impegno, dedizione e voglia di collaborare.

Ne approfittiamo anche,  come sempre, per fare un piccolo excursus all’interno di quella cultura bio e vegana che, nell’ultimo ventennio, si è fatta ampiamente strada anche a livello mainstream, diventando non solo un’ideologia universalmente riconosciuta ma anche, inutile nasconderlo, un’opportunità di business.

Fianco a fianco non è un modo di dire


Tutto è iniziato quando il nostro team è stato contattato da un cliente storico, una grande azienda multinazionale con sede centrale in Germania, che, come abbiamo detto, si occupa di zuppe bio e vegane.
L’idea era quella di sviluppare una nuova ricetta, che avrebbe previsto un lavoro del nostro macchinario per il riempimento, differente rispetto alle procedure standard.

Felici di collaborare a qualsiasi tipo di innovazione e  – non nascondiamolo – sicuri che le potenzialità del nostro macchinario ci avrebbero permesso – con relativa facilità – di testare con successo praticamente ogni tipo di nuova soluzione, abbiamo inviato la nostra squadra presso la sede dell’azienda.

Recandoci in loco abbiamo provveduto a settare i parametri in maniera tale da rendere la produzione di questo nuovo prodotto il più veloce, efficiente e privo di intoppi possibile, affiancando il cliente nelle sue richieste e adattando il processo lavorativo al nuovo preparato.

Bisogna considerare che, in fase di vendita, il macchinario non era stato pensato per quella specifica tipologia di prodotto e quindi era possibile che si generasse qualche inghippo. 

Al fine di prevenire lunghi blocchi della produzione o possibili danneggiamenti, abbiamo preferito essere presenti e condividere il progetto direttamente con l’azienda produttrice. Questo ci ha permesso di effettuare un fine tuning direttamente in loco e di avviare la lavorazione senza alcuna difficoltà.

C’è da considerare anche che, da questo momento in poi, la nostra assistenza potrà effettuare un audit focalizzato sull’utilizzo specifico di quel macchinario, suggerendo tempistiche di manutenzione e scelta dei pezzi di ricambio tarate perfettamente sulle effettive ore di lavoro del macchinario stesso e sulla tipologia di produzione. Di questo però ve ne abbiamo già parlato nella puntata in cui siamo volati in Francia.

Siamo felici di contribuire a qualsiasi forma di innovazione e lo siamo, ancora di più, se si tratta di lavorare in un abito così importante com’è quello di prodotti biologici e del veganesimo che, al di là delle mode del momento e delle contraddizioni di cui avremo modo di parlare, hanno alla base un’attenzione e un rispetto per il nostro ecosistema che non possiamo che apprezzare.

E allora approfittiamone per un piccolo viaggio nella storia di questi due movimenti, oggi così importanti a livello globale. È indubbio, infatti, che il biologico e il veganesimo siano diventati fenomeni di massa non trascurabili, con una crescente domanda di prodotti e stili di vita sostenibili e rispettosi degli animali.

Le origini del biologico. Non un vezzo contemporaneo.


L’agricoltura biologica ha le sue origini nel XIX secolo, quando alcuni pensatori e agricoltori iniziarono a mettere in discussione i metodi agricoli convenzionali basati sull’uso di fertilizzanti e pesticidi chimici di sintesi. 

Tra i pionieri del biologico troviamo:

  • Sir Albert Howard, un agronomo britannico che negli anni ’20 sviluppò il concetto di “agricoltura organica” basata sul riciclo dei rifiuti organici.
  • Rudolf Steiner, un filosofo austriaco che negli anni ’20 elaborò i principi dell’agricoltura biodinamica, una forma di agricoltura biologica che considera la fattoria come un organismo vivente.
  • Lady Eve Balfour, che nel 1940 pubblicò il libro “The Living Soil”, considerato uno dei testi fondamentali dell’agricoltura biologica.

Negli anni ’60 e ’70 il movimento biologico si diffuse in tutto il mondo, spinto dalla crescente consapevolezza ambientale e dai movimenti controculturali dell’epoca. Nacquero le prime associazioni e standard di certificazione biologica, come l’Organic Foods Production Act negli Stati Uniti.

Esistono però personaggi ancora più radicali e incredibilmente affascinanti che hanno avuto un’influenza enorme sul modo di fare agricoltura e su due concetti di cui parleremo tra pochissimo: il biodinamico e la permacultura.

Uno di essi è Masanobu Fukuoka, a cui non possiamo non dedicare un piccolo paragrafo.

Masanobu Fukuoka e l’agricoltura del “non fare”


Masanobu Fukuoka (1913-2008) è stato un botanico e filosofo giapponese, pioniere di un approccio agricolo rivoluzionario noto come “agricoltura naturale” o “agricoltura del non fare”.

Dopo aver lavorato come ricercatore di patologie vegetali, Fukuoka decise di tornare alla fattoria di famiglia nell’isola di Shikoku per sviluppare un sistema agricolo che minimizzasse gli interventi umani

Il suo obiettivo era accompagnare i processi naturali, piuttosto che cercare di dominarli.

I principi chiave dell’agricoltura di Fukuoka includevano:

  • No-till (Nessuna lavorazione del terreno come aratura o vangatura)
  • No-fertilizzanti (Nessun uso di fertilizzanti chimici o compost)
  • No-pesticidi (Nessun impiego di diserbanti, insetticidi o altri prodotti chimici)

Fukuoka sosteneva che l’equilibrio naturale dell’ecosistema venisse distrutto dalle pratiche agricole convenzionali, rendendole quindi necessarie. Il suo approccio mirava invece a ripristinare questo equilibrio, permettendo alle colture di prosperare senza interventi invasivi.

Oltre all’aspetto pratico, l’agricoltura di Fukuoka era profondamente radicata nella sua filosofia di vita, ispirata ai principi dello Zen. Egli vedeva l’Universo come in costante flusso, in cui ogni cosa avviene spontaneamente senza la necessità di forzarne i processi.

Il lavoro e gli scritti di Fukuoka, come “La rivoluzione del filo di paglia“, hanno avuto un’influenza significativa sull’agricoltura biologica, la permacultura e altri movimenti agricoli sostenibili.

Ma cosa sono biodinamico e permacultura? Vediamolo subito.

Biodinamico e permacultura: una definizione


L’agricoltura biodinamica e la permacultura sono due approcci distinti ma complementari all’agricoltura sostenibile. Ecco una breve definizione di ciascuno:

Agricoltura biodinamica

L’agricoltura biodinamica è un insieme di pratiche basate sulla visione spirituale antroposofica del mondo elaborata dal teosofo Rudolf Steiner

Si propone di mantenere la fertilità della terra, la salute delle piante e la qualità dei prodotti attraverso l’uso di concimi naturali e preparati biodinamici (l’utilizzo di sostanze che attivano e generano processi vitali nel terreno e negli organismi vegetali), senza l’impiego di sostanze chimiche di sintesi.

Secondo i suoi sostenitori, l’azienda agricola è un organismo vivente immerso in forze cosmiche. 

Le pratiche biodinamiche, come il sovescio (l’interramento di materiale vegetale con lo scopo di mantenere o aumentare la fertilità del terreno), la rotazione delle colture e l’applicazione di preparati a base di erbe e minerali, dovrebbero rendere “vivo” l’intero suolo.

Tuttavia, molti aspetti dell’agricoltura biodinamica, come l’efficacia dei preparati, non hanno un riscontro scientifico e sono considerati pseudoscientifici dalla comunità accademica. 

Permacultura

La permacultura è un metodo olistico di progettazione di insediamenti umani sostenibili, basato sull’osservazione attenta degli ecosistemi naturali. 
Mira a creare sistemi produttivi e resilienti che soddisfino i bisogni umani essenziali come cibo, acqua ed energia, imitando la struttura e le relazioni degli ecosistemi.

I principi etici della permacultura sono: cura della Terra, cura delle persone e condivisione equa

Attraverso tecniche come l’agroforestazione (la coltivazione di specie arboree e/o arbustive perenni, consociate a seminativi e/o pascoli, nella stessa unità di superficie), l’integrazione animale e la progettazione multifunzionale, la permacultura si propone di preservare la biodiversità e ridurre gli sprechi.

In questo senso, i due nomi che dobbiamo tenere saldi come punto di riferimento sono David Holmgren e Bill Mollison, universalmente considerati i fondatori dell’ approccio olistico alla progettazione di insediamenti umani sostenibili che coniuga principi ecologici, design e pratiche agricole. Conosciamoli meglio.

David Holmgren (1955) è un designer, scrittore e attivista australiano. Negli anni ’70, mentre studiava all’Università di Tasmania, incontrò Bill Mollison e insieme svilupparono i concetti fondamentali della permacultura.

Nel 1978 Holmgren e Mollison pubblicarono “Permaculture One”, il primo libro sulla permacultura, seguito da altri lavori come “Permaculture: Principles and Pathways Beyond Sustainability” (2002). I loro 12 principi etici e di design sono considerati il cuore della filosofia permaculturale.

Holmgren ha anche progettato e gestito la tenuta agricola Melliodora a Victoria (Australia), diventata un punto di riferimento internazionale per l’applicazione pratica della permacultura.

Bill Mollison (1928-2016) era un biologo e naturalista australiano. Dopo aver lavorato come ricercatore, insegnante e fotografo, si dedicò allo studio dei sistemi naturali e delle comunità indigene, sviluppando l’idea di una “agricoltura permanente”.

Dopo l’incontro con Holmgren, nel 1981 fondò l’International Permaculture Solutions Institute e iniziò a tenere i primi corsi di progettazione in permacultura (PDC).

Mollison è autore di numerosi libri come “Permaculture: A Designers’ Manual” (1988) e “Introduction to Permaculture” (1991). Il suo approccio si basava sull’osservazione attenta della natura per progettare sistemi produttivi e resilienti.

In sintesi, mentre l’agricoltura biodinamica si fonda su una visione spirituale e utilizza pratiche come i preparati, la permacultura è un approccio progettuale che mira a creare sistemi produttivi resilienti imitando la natura

Entrambi rifiutano l’uso di input chimici di sintesi e puntano alla sostenibilità, pur con approcci diversi.

L’evoluzione storica dell’agricoltura biodinamica


Come detto, l’agricoltura biodinamica ha radici profonde, che risalgono all’inizio del XX secolo, quando il filosofo e teosofo austriaco Rudolf Steiner ne gettò le basi.

Le origini con Rudolf Steiner

Nel 1924, Steiner tenne una serie di conferenze a un gruppo di agricoltori preoccupati per il declino della qualità dei loro prodotti. Egli riteneva che l’uso crescente di fertilizzanti chimici e pesticidi stesse danneggiando la vitalità del suolo e delle piante.

In risposta, Steiner delineò un approccio olistico all’agricoltura, basato sulla sua visione antropologica del mondo, che sostiene di poter analizzare “scientificamente” e in modo integrato la realtà fisica e la dimensione “spirituale”, vedendole come «un’unica espressione divina in costante trasformazione». 
Egli credeva che le fattorie dovessero essere gestite come organismi viventi, in armonia con le forze cosmiche e spirituali della natura.

Steiner sviluppò una serie di “preparati biodinamici” a base di erbe, minerali e letame, da applicare al suolo e alle piante secondo ritmi lunari e astrali. 
Queste pratiche, insieme alla rotazione delle colture e all’esclusione di input chimici, avrebbero dovuto riportare l’equilibrio nell’agroecosistema.

La diffusione negli anni ’20 e ’30

Dopo la morte di Steiner nel 1925, i suoi seguaci iniziarono a sperimentare e diffondere l’agricoltura biodinamica in Germania e altri paesi europei. Nacquero le prime associazioni e standard di certificazione, come la Demeter International fondata nel 1928.
Nonostante le critiche della comunità scientifica, che considerava l’approccio biodinamico privo di basi empiriche, l’agricoltura biodinamica guadagnò lentamente terreno, soprattutto in Germania, Svizzera e Austria.

La rinascita negli anni ’60 e ’70

Negli anni ’60 e ’70, l’agricoltura biodinamica conobbe una vera e propria rinascita, spinta dal crescente movimento ambientalista e controculturale
Nuove generazioni di agricoltori e consumatori si avvicinarono a questo approccio, attratti dalla sua visione olistica e dal rifiuto dell’industrializzazione dell’agricoltura.

In questo periodo vennero fondate numerose aziende biodinamiche e associazioni di produttori in tutto il mondo, come la Biodynamic Farming and Gardening Association negli Stati Uniti (1938) e la Associazione per l’Agricoltura Biodinamica in Italia (1978).

Sviluppi recenti e situazione attuale

Oggi l’agricoltura biodinamica è praticata in oltre 50 paesi in tutto il mondo, con una particolare concentrazione in Europa. Secondo i dati Demeter International, nel 2021 c’erano oltre 6.000 aziende certificate biodinamiche a livello globale, per un totale di circa 200.000 ettari coltivati.

Nonostante le critiche della comunità scientifica, che continua a considerarla una pseudoscienza, l’agricoltura biodinamica ha guadagnato una certa legittimità e visibilità, anche grazie all’interesse di consumatori attenti alla sostenibilità e alla qualità dei prodotti alimentari.

Fin qui i metodi di coltura attenti all’ecosistema, ma cosa possiamo dire del veganesimo? In che contesto si inserisce?

Le origini del veganesimo


Il veganesimo affonda le sue radici nel vegetarianismo, una pratica alimentare e di vita che risale a molti secoli fa in diverse culture e religioni prima e dopo Cristo.

Tra i precursori del veganesimo moderno, invece,  troviamo:

  • Donald Watson, un attivista britannico che nel 1944 coniò il termine “vegano” e fondò la Vegan Society, definendo il veganesimo come uno stile di vita che esclude tutti gli sfruttamenti e le crudeltà verso gli animali.
  • Henry Stephens Salt, un attivista britannico del XIX secolo che scrisse il libro “Animals’ Rights Considered in Relation to Social Progress”, considerato uno dei testi fondamentali del movimento per i diritti degli animali.
  • Mohandas Gandhi, il leader indiano che promosse il vegetarianismo come parte integrante della propria filosofia della non violenza.

Negli anni ’70 e ’80 il movimento vegano si diffuse a livello globale, grazie anche all’attivismo di organizzazioni come PETA (People for the Ethical Treatment of Animals) e all’aumento della consapevolezza sulle condizioni degli animali nell’industria alimentare.

Il veganesimo, è dunque un movimento che promuove uno stile di vita basato su risorse non derivate dagli animali (non solo niente carne e pesce, ma nemmeno, per esempio, latticini e uova). 
Sebbene le sue radici e la sua essenza si trovino nell’antispecismo, le motivazioni che lo sostengono si sono ampliate sino a includere questioni ambientali, demografiche, mediche, salutistiche e socioeconomiche

Veganesimo: un fenomeno in costante crescita


Veganesimo e vegetarianismo sono fenomeni in costante crescita, alimentati dall’accresciuta consapevolezza ambientalista, dalle sfide ecologiche e climatiche e da considerazioni di varia natura, sia da un punto di vista etico che, come detto, salutistico.

Negli anni ’90 la popolazione vegana era relativamente piccola (meno dell1% della popolazione mondiale), ma cominciava a crescere già a grande ritmo.

Tra il 2014 e il 2023 la popolazione vegana è quadruplicata, passando da una percentuale relativamente bassa a una più significativa, attestandosi, nel 2024 intorno al 2,3% della popolazione mondiale.

Da notare che, nonostante l’aumento dei vegetariani e vegani, il consumo pro capite di carne è comunque in aumento in molti paesi, creando un paradosso e ponendo diversi interrogativi etici.

Molti vegani e sostenitori dell’agricoltura biologica affermano di aver sperimentato miglioramenti significativi nella loro salute, come una maggiore energia e una riduzione di malattie croniche. Tuttavia, è importante notare che non tutti i prodotti biologici o vegani sono automaticamente salutari, e una dieta equilibrata è fondamentale per il benessere.

Bisogna altresì essere chiari su un punto: ci sono, nella comunità scientifica, preoccupazioni riguardo al cosiddetto “cherry picking” dei dati, ovvero la pratica di selezionare dati o informazioni specifiche che supportano una determinata tesi o argomento, ignorando o escludendo informazioni che potrebbero contraddire o mettere in discussione quella stessa posizione.

Nel dibattito sull’agricoltura biologica, a esempio, alcuni sostenitori potrebbero enfatizzare studi che dimostrano i benefici per la salute e l’ambiente, mentre potrebbero trascurare ricerche che indicano che i rendimenti delle coltivazioni biologiche possono essere inferiori rispetto a quelli convenzionali in determinate condizioni. Questa selezione di dati può creare un’immagine eccessivamente positiva dell’agricoltura biologica senza considerare le sfide pratiche che essa impone.

Nel contesto del veganesimo, invece, alcuni promotori potrebbero citare studi che collegano una dieta vegana a una riduzione del rischio di malattie cardiovascolari, mentre potrebbero ignorare ricerche che evidenziano il rischio di carenze nutrizionali, come la vitamina B12 o il ferro, se non si presta attenzione alla pianificazione dietetica e a una corretta integrazione. Questo può portare a una percezione errata della dieta vegana come universalmente sana e priva di rischi.

Al di là della preoccupazioni riguardanti la selezione sistematica delle prove a sostegno di una determinata tesi, fenomeno che coinvolge moltissime realtà più o meno riconosciute e popolari, è indubbio che solo la sperimentazione può portare a evoluzione e cambiamento, solo la capacità di guardare fuori dagli schemi prestabiliti può condurre a soluzioni differenti rispetto a quelle considerate canoniche e ortodosse.

Il cambiamento attraverso la collaborazione


E così, anche questa volta il Worldwide Tour ci ha permesso di compiere un lungo e intenso viaggio in uno specifico aspetto culturale e storico, legato a filo doppio con il nostro ambito professionale, portando alla luce interessanti aspetti, spesso trascurati o dati per scontati. 

Ognuna delle innovazioni di cui abbiamo parlato, in ambito intellettuale, filosofico, culturale, sociale o pratico è stata dettata dall’intuizione di alcuni pionieri e, successivamente, dalla volontà di collaborazione di chi ha creduto in certe idee e ha deciso di sperimentare e di diffondere metodi sempre più innovativi ed efficienti, a fronte di una richiesta sempre più ampia a livello mondiale e di necessità ecologiche sempre più stringenti.

Allo stesso modo, nel nostro piccolo, siamo felici di collaborare con chiunque ci proponga nuove strade da percorrere e nuove sperimentazioni da mettere in campo. 

È così che, negli ultimi 70 anni, ZACMI è cresciuta sempre più sino a divenire un reale punto di riferimento nell’ambito del packaging F&B.

È così che, negli anni a venire, vogliamo continuare a svilupparci: sostenendo i nostri clienti con un servizio post vendita veloce, presente, efficace e solido, un servizio su cui contare anche (e soprattutto) quando c’è da mettere in campo creatività, innovazione e capacità di problem solving immediata.

29.07.2024