Red Hot Chili Peppers: ZACMI vola in Messico per il Worldwide Tour

Red Hot Chili Peppers: ZACMI vola in Messico per il Worldwide Tour

Worldwide Tour, Red Hot Chili Peppers… hey, questa volta non può che c’entrare il rock, vero? Non proprio, è molto meglio (almeno per chi si interessa di Food & Beverage e di industria alimentare): il peperoncino rosso piccante e il nostro viaggio in Messico sono davvero i punti centrali di questo articolo, con buona pace della band di Kiedis, Flea e Frusciante.

Come ormai saprete, se state seguendo questa rubrica giunta ormai all’episodio n.7, noi di ZACMI amiamo fornire un servizio post vendita di altissima qualità, aiutando i nostri clienti a trarre il meglio dai macchinari che hanno acquistato da noi, per moltissimi anni a venire.

Questa è una delle ragioni (assieme alla diffusione della cultura alimentare) per cui abbiamo deciso di dare il via a tutta questa serie di articoli verticali su uno specifico alimento.

Prolungare la vita della tua macchina


Manutenzione programmata e assistenza in loco: tutto nel minor tempo possibile.

Questa è la missione di ZACMI che, tuttavia, non è solo una missione ma una concreta realtà.
Ecco perché siamo andati in Sudamerica a installare i nuovi ricambi alle aggraffatrici di questa grande azienda messicana.

L’iter è stato molto semplice e veloce.
Anzitutto dovete sapere che ci avvaliamo di un servizio che abbiamo battezzato Global Service che fornisce supporto locale quando e dove serve maggiormente, grazie a tecnici specializzati sempre presenti nei vari stati a livello globale.

In Messico, per la precisione, ci avvaliamo del fondamentale aiuto del nostro Field Engineer Omar Gutierrez che, grazie alla sua lunghissima esperienza con i macchinari ZACMI, può operare in completa autonomia.

Mr. Gutierrez (che utilizza gli strumenti di analisi messi a disposizione da ZACMI, come il Customer Care, in grado di segnalare –  tra le varie cose – le manutenzioni programmate sulla base delle reali e ore di utilizzo di quello specifico macchinario) ha avvertito l’azienda della necessità di effettuare un intervento ai loro macchinari, si è recato in sede da loro, ha effettuato l’audit e ha comunicato alla casa madre quali pezzi originali fosse necessario sostituire, poiché giunti alla fine del loro ciclo vitale.

A strettissimo giro abbiamo inviato i nostri tecnici con le parti di ricambio necessarie e, in poche ore, le abbiamo installate, riducendo al minimo i tempi di fermo macchina.

In questo modo abbiamo ottenuto 3 notevoli vantaggi:

1. abbiamo sostituito le parti logorate prima che si guastassero, evitando stop produttivi più lunghi e costosi

2. abbiamo programmato l’intervento, sostituendo i pezzi in una finestra concordata, riducendo al minimo il disagio dell’azienda.

3. abbiamo inviato in sede i nostri tecnici specializzati che, oltre ad effettuare l’operazione di sostituzione, hanno anche messo a punto al meglio i macchinari, con la sicurezza da parte dell’azienda che tutto si trovi al livello di massima efficienza

E così la produzione di salsa chili e dei vari prodotti derivati dal peperoncino è potuta riprendere, senza intoppi e senza perdite economiche.

Ecco perché, adesso che tutto è in ordine e ottimizzato, possiamo rilassarci un po’, ascoltando la storia del peperoncino.

La saga del peperoncino: da pianta sacra e moneta di scambio a spezia dei poveri a ingrediente ricercato


Dovete sapere che il peperoncino ha una storia millenaria, che affonda le sue radici proprio in Messico e Perù, dove veniva utilizzato dalle popolazioni autoctone come unica spezia già nel 5000 a.C.

Reperti archeologici a Tehuacan in Messico e a Giutarrero in Perù testimoniano che il peperoncino era usato già 9.000 anni fa e veniva coltivato già 5.000 anni prima di Cristo.

Il peperoncino è protagonista indiscusso in tutte le cosiddette civiltà precolombiane, come gli Aztechi, i Maya e gli Inca, dove era considerato una pianta sacra e veniva usato anche come moneta di scambio.
Testimonianze interessanti sono l’obelisco di Tello (800-1.000 d.C.), che raffigura un drago mitologico con dei frutti di peperoncino ben saldi tra gli artigli, e i ricami di Nazca (400-600 d.C.) che rappresentano un contadino, con alcuni peperoncini appesi al collo.

Cristoforo Colombo portò il peperoncino in Europa nel 1492, etichettandolo come “pimiento” (peperone), mentre in Sud America era chiamato “Aji”.
Fu invece il medico Diego Alvaro Chanca, nella seconda spedizione di Colombo, il primo occidentale a scoprirne il sapore piccante.

Inizialmente, infatti, come spesso accade (si veda a esempio il pomodoro) il peperoncino era  usato solo come pianta ornamentale; in seguito divenne invece un vero e proprio alimento, definito tuttavia “spezia dei poveri” perché usato eminentemente dai contadini per insaporire i loro piatti.

Dalla Spagna, il peperoncino si diffuse rapidamente in tutto il Mediterraneo, favorito dal clima e dal sole, attecchendo benissimo nell’Italia meridionale, dove è rimasta la spezia preferita, grazie alle sue virtù salutari ed alle simpatiche superstizioni che l’hanno accompagnata (e di cui parleremo tra poco).
Sessanta anni dopo la sua introduzione in Spagna, nel 1552, il peperoncino era già diffuso in tutta la penisola iberica, come testimoniano gli scritti di Bartolomè de Las Casas.

A differenza del pisello, di cui abbiamo parlato qui, ci volle un po’ di tempo perché il peperoncino entrasse nei piatti anche dell’alta società.
A partire dal XIX secolo, alcuni cuochi e gastronomi come Vincenzo Corrado e Ippolito Cavalcanti a Napoli, iniziarono infatti a valorizzare il peperoncino anche nelle cucine più raffinate.

Inoltre, la creazione dell’Accademia Italiana del Peperoncino in Calabria ha contribuito a promuovere la qualità e la popolarità del peperoncino, slegandolo dalla sola connotazione di “spezia dei poveri”.

Quindi, pur mantenendo le sue origini legate alle classi meno abbienti, il peperoncino ha gradualmente acquisito una diffusione e un apprezzamento più ampio in diverse fasce della società, diventando una spezia apprezzata anche nelle cucine più ricercate.

E poi, si sa, la diffusione di questa bacca di Capsicum, è legata anche ad altri fattori, come la scaramanzia o la convinzione che, chi mangia peperoncino, possa vivere più a lungo. Sarà vero?

Chi mangia peperoncino campa più a lungo


Cerchiamo di essere chiari sin da subito: il consumo regolare di peperoncino sembra essere associato a una maggiore longevità e a un minor rischio di morire per malattie cardiovascolari e cancro.
Diversi studi hanno infatti dimostrato che le persone che consumano peperoncino almeno 4 volte a settimana hanno tassi di mortalità significativamente inferiori rispetto a coloro che lo consumano raramente o mai.

Questo effetto positivo sarebbe dovuto alla capsaicina, il composto chimico che conferisce il sapore piccante al peperoncino, il quale possiede proprietà antiossidanti e antinfiammatorie. Vedremo tra poco che altri utilizzi se ne possono fare.

L’infiammazione cronica di basso grado è infatti associata a diverse patologie come malattie cardiovascolari, cancro e diabete di tipo 2. Il peperoncino, grazie appunto alla capsaicina, potrebbe quindi aiutare a tenere sotto controllo l’infiammazione e ridurre il rischio di sviluppare queste condizioni.

Tuttavia, è importante sottolineare che, sebbene vi sia una correlazione tra il consumo di peperoncino e i benefici per la salute, non è ancora stato dimostrato che il peperoncino sia la causa diretta di una maggiore longevità.  Sono sicuramente necessarie ulteriori ricerche per comprendere appieno il suo ruolo e i meccanismi attraverso cui il peperoncino potrebbe influenzare positivamente la durata dell’esistenza.

Difficile, dunque, almeno a livello scientifico, conferirgli il titolo di elisir di lunga vita.
E per quanto riguarda la buona sorte? Beh, qui usciamo completamente dal dominio della ragione. Ed è questo il bello.

Il peperoncino porta fortuna?


Come forse saprete il peperoncino è divenuto un simbolo portafortuna, soprattutto nel meridione d’Italia.
In particolare nella tradizione folkloristica napoletana, viene considerato un amuleto e appeso nelle case per allontanare il malocchio e la sfortuna. Già nell’antica Roma, inoltre, il “corno” rosso del peperoncino era associato a credenze di fertilità, forza fisica ed economica.

Ma quali sono le ragioni che hanno portato a questa associazione? Perché proprio il peperoncino? Ve lo siete mai chiesto?

Le motivazioni, storiche e culturali, sono molteplici:

  • Forma fallica e virilità: fin dall’epoca preistorica, la forma allungata e ricurva del peperoncino è stata avvicinata alla forma fallica, simbolo di forza, potenza e fertilità.
  • Colore rosso: il suo pigmento rosso acceso (di cui presto vedremo la curiosa origine secondo una leggenda popolare) ha fatto sì che venisse avvicinato al sangue e al fuoco, elementi considerati simboli di energia, vitalità e protezione.
  • Introduzione in Europa da parte di Cristoforo Colombo: quando Colombo portò il peperoncino dalle Americhe in Europa nel 1492, esso venne subito associato al corno portafortuna per la sua forma caratteristica.

Insomma, caratteristiche morfologiche e colore hanno conferito a questa bacca un significato che, con l’andare del tempo, si è sedimentato nella cultura e che, tutt’oggi, persiste in molte zone del nostro paese.

C’è tuttavia una storia ancor più curiosa, che spiegherebbe come mai il peperoncino abbia quella colorazione rubino tanto affascinante.

Rosso di vergogna


C’era una volta un seme di peperoncino che, dopo un lungo e avventuroso viaggio per mare, giunse finalmente sulla terraferma, dimentico del suo passato e delle sue origini.

Per un caso fortunato o forse per destino, il seme fu acquistato da una contadina al mercato, che lo piantò nel suo giardino con amorevole cura.

Quel seme, ignaro di cosa sarebbe diventato, presto germogliò e crebbe in una vigorosa piantina, adornata da foglie verdi brillanti e piccoli fiorellini bianchi.

I bambini della contadina, che giocavano spesso nel giardino, guardavano con curiosità la crescita della pianta e speculavano sui suoi futuri frutti: alcuni immaginavano frutti dolci come mele, altri pensavano a spine irritanti come rovi, altri ancora a bacche croccanti e succose.

Quando finalmente i primi piccoli peperoncini maturarono, i bambini non poterono resistere alla tentazione di assaggiarli. Ma la loro reazione fu del tutto inaspettata: tosse, smorfie e facce rosse rivelarono il loro gusto piccante e ardente.

La piantina, delusa per non avere frutti dolci come desiderava, guardò i suoi peperoncini, prima verdi brillante, virare al rosso in un segno di rimorso e vergogna.

La madre dei bambini, però, incuriosita dalle loro reazioni, decise di utilizzare quei piccoli peperoncini rossi in cucina. Scoprì che il loro sapore piccante, sebbene inizialmente sorprendente, conquistava i palati con una nota avvincente.

Da quel momento, il peperoncino non fu più solo un semplice frutto nel giardino della contadina, ma divenne una pianta ammirata e coltivata per il suo caratteristico gusto che avrebbe presto conquistato il mondo intero.

Questa è chiaramente una bellissima favola,ma perché, davvero, il peperoncino è rosso?

Color…peperoncino!


È tutta colpa della capsantina.
Questo composto che conferisce il caratteristico colore rosso acceso ai peperoncini maturi, ha avuto diversi usi nel corso della storia.

  • Come colorante tessile. In tempi antichi, la capsantina veniva estratta dai peperoncini per colorare stoffe e tappeti. Questo carotenoide rosso era un colorante naturale alternativo alle tinture più costose provenienti dall’Oriente.
  • Uso moderno come colorante alimentare: oggi la capsantina viene ancora utilizzata come colorante, ma in forma estratta chimicamente. È identificata con il codice E160c ed è ampiamente impiegata nell’industria alimentare per conferire il colore rosso a numerosi prodotti come insaccati, salse, formaggi, caramelle, ecc.

La capsantina si ritrova in particolare nei peperoncini ungheresi da cui si produce la paprika.

Anche se la paprika ha un contenuto di capsaicina molto inferiore rispetto ad altre varietà piccanti, la sua capsantina è comunque sfruttata per estrarre il colorante E160c.

Fin qui abbiamo parlato del pigmento (la capsantina), con un solo breve accenno alla capsaicina, il composto chimico presente, in diverse concentrazioni, in piante del genere Capsicum, uno degli alcaloidi responsabili della maggior parte della “piccantezza” dei peperoncini.

E allora scopriamo nel dettaglio che cosa sia e, soprattutto, quale sia, attualmente, il peperoncino più pungente al mondo.

Qual è il peperoncino più piccante al mondo?


Come detto, dunque,, il peperoncino è piccante a causa di una molecola chiamata capsaicina. Questa sostanza è probabilmente prodotta da alcune piante del genere Capsicum a scopo difensivo: risultare meno appetibili agli animali.

La capsaicina stimola i recettori del calore nel corpo umano, provocando la sensazione di bruciore e piccantezza.
Alcuni studi suggeriscono che le persone tollerino il piccante in modo diverso, mentre altri affermano che non ci siano differenze di sensibilità tra chi ama e chi odia il piccante.

La piccantezza dei peperoncini può essere misurata sulla scala di Scoville, sviluppata nel 1912 dal farmacista Wilbur Scoville. Più alto è il punteggio Scoville (SHU), maggiore è la concentrazione di capsaicina e quindi la sensazione di bruciore.

Per attenuare la piccantezza, si può bere latte, mangiare gelato o formaggio, in quanto la caseina si lega alla capsaicina, smorzandone di gran lunga gli effetti.

Attualmente il peperoncino più piccante al mondo è il Pepper X, che raggiunge il punteggio record di 3,18 milioni di unità Scoville (SHU) sulla scala di piccantezza.
Per farci un’idea più chiara, il peperoncino comunque – quello che troviamo di norma al supermercato – si attesta tra le 100 e le 500 unità SHU! L’habanero, spesso considerato tra i più piccanti, non supera le 350.000 unità SHU.

Il Pepper X è una varietà sviluppata dal coltivatore Ed Currie in South Carolina.
Attualmente batte il precedente primato del peperoncino Dragon’s Breath, che totalizzava 2,4 milioni SHU.

Ecco la classifica aggiornata dei 5 peperoncini più piccanti al mondo:

  1. Pepper X: 3,18 milioni SHU
  2. Dragon’s Breath: 2,48 milioni SHU
  3. Carolina Reaper: 2,2 milioni SHU
  4. Trinidad Moruga Scorpion: 2 milioni SHU
  5. 7-Pot Primo: 1,2 milioni SHU

E se la capsaicina del peperoncino, grazie alla sua capacità di stimolare i recettori del calore provocando la sensazione di bruciore, fosse utilizzato come arma?

Il peperoncino come arma chimica


È dimostrato che già nell’antico Perù, gli Inca utilizzavano effettivamente il peperoncino come arma, sfruttando le sue proprietà irritanti sprigionate durante la combustione.

Quando il vento soffiava a loro favore, infatti, gli Inca bruciavano grandi quantità di peperoncini, trasformandoli in un fumo acre e, appunto, irritante. Questo fumo veniva diretto verso i nemici, che ne restavano temporaneamente accecati e storditi.
Questo espediente permetteva agli Inca di guadagnare un vantaggio tattico, dando loro il tempo di fuggire, riorganizzarsi o attaccare. In questo senso il fumo urticante provocato dalla combustione dei peperoncini era una sorta di “arma chimica” primitiva.

Oggi, composti estratti dai peperoncini, come la capsaicina, vengono ancora utilizzati per produrre spray e lacrimogeni per scopi di autodifesa e di controllo delle folle.

Come abbiamo visto l’uso bellico del peperoncino non è una novità, ma ha radici antichissime nella storia delle civiltà precolombiane come quella Inca.

Noi tuttavia, preferiamo di gran lunga l’utilizzo alimentare. Siamo innamorati di quella frizzante sensazione che una dose equilibrata di peperoncino può dare a una pietanza, esaltandone le caratteristiche organolettiche e accentuandone i sapori.

Per questo, con i nostri tecnici specializzati, continuiamo ad affiancare le aziende che producono derivati da questa meravigliosa bacca, entrata a pieno titolo nella cultura alimentare globale.

In fondo non potevamo che concludere questo articolo con un parallelismo facile facile: si dice che il peperoncino prolunghi la vita: beh, sicuramente noi – aiutandovi con le manutenzioni programmate –  prolunghiamo quella dei vostri macchinari!

01.07.2024